"Una cultura non è superiore ai suoi boschi" W.H. Auden


Nel cuore della foresta non è un saggio di scienze naturali, eppure contiene un'incredibile quantità di informazioni sugli alberi, il legno e la vita delle foreste.

Nel cuore della foresta è un'esplorazione di quello che lo stesso Roger Deakin, ispirandosi alla sapienza della Cina antica, chiama il Quinto Elemento: il legno e le foreste che lo vedono crescere e prosperare. Un elemento che, un po' come gli archetipi di cui parla Carl Gustav Jung, fa parte non solo del mondo naturale, ma anche della natura umana. 


In cerca dell'essenza del legno

Dalla sua casa tra gli alberi di noce del Suffolk, Deakin inizia un appassionante viaggio che lo condurrà attraverso la Gran Bretagna, l'Europa, l'Asia Centrale e l'Australia, in cerca dell'essenza più autentica del legame tra l'uomo, il legno e gli alberi. 

Incontrando abitanti dei boschi di ogni tipo e provenienza, Deakin viaggia alla scoperta delle piantagioni di melo selvatico in Kazakistan, esplora i boschi di noce della Linguadoca e raccoglie frutti selvatici con gli aborigeni dell'outback australiano

Deakin non è un ecologista di quelli che ti obbligano a spegnere la luce per salvare la foresta; e tuttavia in un passo bellissimo, ambientato nella “capanna” in cui scrive, riflette sulla natura della luce e cita Henry D. Thoreau, il poeta e saggista statunitense che, nel XIX secolo, fece del ritorno alla natura il cuore della propria riflessione: “l’elettricità uccide la tenebra, la candela la illumina”. 

Un ecologista innamorato della tecnica

Roger Deakin non ha paura del motore o orrore del progresso: il fermacarte del suo scrittoio è un mozzo di legno di noce proveniente dell’elica di un aereo da caccia della Prima guerra mondiale, e in alcune pagine molto intense descrive la storia di quell’elica, legata al periodo eroico dell’aviazione inglese. In A casa del giaguaro, un capitolo della prima parte di Nel cuore della foresta, racconta la visita alla fabbrica delle Jaguar a Coventry per descrivere il lavoro degli artigiani che preparano gli inserti in radica di noce dei cruscotti. Deakin conosce e ama le Jaguar, ma ciò che in quel capitolo cerca di capire e di comunicare è il senso della presenza, in quella lavorazione a metà tra artigianato e industria, del valore della natura; descrive la nascita, il significato della radica di noce, la rarità dei nodi che la rendono preziosa e letteralmente inimitabile. 

E questo è esattamente uno degli elementi più belli del libro: senza retorica e senza allontanarsi mai da un linguaggio di straordinaria eleganza, Deakin spinge a riflettere sulla pervasiva presenza del legno nella nostra vita, sulla sua qualità di materiale che mantiene impressa la propria storia e che non smette di raccontarla a chi solo voglia leggerla. 

Gli incontri che nascono dal legno

Un capitolo della prima parte è dedicato a una visita a David Nash, un famoso scultore inglese che concepisce i suoi lavori come “sculture viventi” intagliate nel legno. L’utilizzo di grandi blocchi di legno non stagionato, lavorato bruscamente con la sega elettrica, fa sì che il tempo, gli agenti naturali e la stessa, casuale, mano dell’uomo deformino negli anni la creazione, arricchendo e modificando la sua storia. Nash crea anche delle foreste-opera d’arte, piantando alberi e condizionandone negli anni la crescita, come nel caso di Ash Dome, la cupola "vivente" realizzata con alberi di frassino. 

La lettura induce la riflessione come per risonanza, e la naturalezza e l’affetto con cui le cose sono descritte acuisce la sensibilità. Finito il libro, il parquet su cui si cammina serenamente da anni comincia a raccontare la sua storia.