"Una cultura non è superiore ai suoi boschi" W.H. Auden


A Cae’n-y-Coed, vicino al villaggio di Maentwrog, in Galles, Roger Deakin incontra David Nash. Qui lo scultore inglese, che nel 2004 è stato insignito del prestigioso Order of the British Empire, dà vita alle sue sculture viventi plasmando e modellando il legno, come la celebre Ash Dome, frutto di lunghi anni di paziente lavoro con alberi di frassino. Nelle sue opere si ritrova lo stesso atteggiamento di Deakin, espressione di un legame profondo, quasi "esistenziale", con la natura.


David Nash scultore del legno

Ci rimettiamo in macchina verso la boscosa valle dove si trova Cae’n-y-Coed, vicino al villaggio di Maentwrog, dove Nash possiede un ettaro e mezzo di bosco misto ereditato dal padre. È proprio qui che dà vita e forma alle sue sculture viventi. Ha cominciato a realizzare una delle più famose opere all’aria aperta, Ash Dome (Cupola di frassino) nel 1977, piantando 22 alberelli in un cerchio dal diametro di 9 metri su una spianata collinare nella Ffestiniog Valley. [...]

Grazie alla sua grande familiarità con le siepi locali, di cui spesso disegnava e fotografava le forme sinuose degli alberi che le componevano, Nash sapeva che il frassino era il più adattabile alla manipolazione costante, quello che più in alto poteva estendersi dalle radici, crescendo spontaneamente in forme flessuose e idiosincratiche. Nash paragona il modo in cui dà forma agli alberi al modo in cui gli antichi ceramisti cinesi visualizzavano mentalmente l’invisibile volume di spazio all’interno del vaso e modellavano la creta seguendone la forma. Era anche attratto dalla natura graduale, a lungo termine del suo progetto, dalla sua proiezione in un remoto futuro e dalla sua continuità.

Il primo cerchio di alberelli era stato mangiato dalle pecore, perciò aveva costruito una recinzione e ne aveva piantato un altro. Intorno ai frassini aveva posto anche un filare di betulle, sia come frangivento sia perché, competendo con i frassini per la luce, li stimolassero a crescere velocemente. Poi aveva preso ad applicare alcune tecniche di arte topiaria, potando e dando forma agli alberi mentre crescevano, congiungendo i germogli laterali tramite innesti, aggiustando il profilo ogni inverno, con l’ausilio di scale o di un’impalcatura di legno a mano a mano che la cupola si alzava. A un certo punto, con un elaborato sistema di tiranti e picchetti da tenda, aveva spinto la cupola di frassino a inarcarsi verso il centro. Nash mi ha mostrato come, nel 1983, aveva fatto descrivere il primo arco ai fusti. Li aveva inclinati in senso antiorario praticando con la sega una serie di tagli, per tutta la loro altezza, sul lato verso il quale dovevano piegarsi, in modo da provocare la compressione del legno. [...]

Come tutti i collaboratori gli alberi hanno le loro idee, e Nash deve continuamente coltivare la sua abilità di giardiniere per farsi rispettare come scultore o coreografo. La forza di volontà di ogni albero, la sua indomita indole, suscitano in lui ammirazione e gratificazione.

Roger Deakin